Milano. 8 settembre
“I giorni in cui dimentico sono finiti. Stanno per cominciare i giorni in cui ricordo”
Ti dedico queste parole di Ringo. Voglio che, ogni volta che avrai dei dubbi su ciò, riaffiori questo momento.
Molto spesso, chiudere in un cassetto nascosto le sorgenti di malumore e fastidio è la via meno amara per andare avanti; è infinitamente più semplice, invece, lasciare il ricordo di un bacio, di una carezza, di un “buongiorno”, stampato nella memoria.
Ricordare è l’unica possibilità concreta di sentire, ancora una volta, e rendere ancora più poetico il vento che accarezza la pelle in luoghi realmente vissuti; il fumo dolce nei polmoni dopo aver sfogato la passione. Perché, però, limitarsi alle gioie del cuore, tarpando le ali alle memorie che lacerano il petto e riempiono gli occhi di lacrime?
Mi piacerebbe vederti trovare vuoto quel cassetto; sapere che hai avuto il coraggio di chiudere gli occhi e tornare su quella panchina dove hai lasciato parte di te; davanti a quella tomba che non hai più visitato; faccia a faccia con tutti i momenti critici che, con il tempo, hai intrappolato in profondità, dimenticandoli come se non fossero mai stati frammenti pungenti nella tua vita.
Tutto quello che si è stati non può, non deve essere cancellato. Anche la più brutta pagina di un vecchio libro ha il diritto di non essere strappata, piuttosto portata alla luce e interrogata per aprire la possibilità di elaborarne una nuova.
Quel che vaga nella testa è quanto vi è di più prezioso in noi stessi; credo sia un obbligo avere il giusto coraggio per analizzarlo.
Spero per sempre tuo,
Riccardo
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