Roma. 20 agosto
Ti ho vista di sfuggita al semaforo, sul lato passeggero, mentre scompigliavi i suoi capelli e ridevi, facendoti indietro per sfuggire al solletico. In quell’attimo, mi è tornato in mente quando aspettavo l’autobus dopo essere stato da te, a sognare la vita perfetta. Ricordo quella fermata nascosta tra le siepi, dove le zanzare mi tormentavano mani e collo, e l’autobus sembrava non arrivare mai, quel sogno non voleva finire. E poi arrivavi tu, con un “boo”, a sorprendermi e a restare lì, ad aspettare con me. Ci ripenso e capisco che già allora eri la donna che sei, con il tuo cuore ostinato e gli stessi progetti che ora stai realizzando, superando gli ostacoli e schivando gli inciampi che si chiamano “vita”, ma senza di me.
Ti ho vista, e non ho provato il dolore che temevo. Ho capito che il tempo rende di nuovo sconosciuti coloro che sciolgono il nodo, e io non l’ho mai fatto davvero: ho solo iniziato ad attenderti altrove, ovunque. Ti cercherò ancora, trovandoti in quel bambino che, al tuo fianco, cercherà la tua mano, libero e tenace come onde che si innalzano, con un pezzo di sole dentro. Uguale a te, perché possa essere la traccia visibile di tutto ciò che ho amato.
In eterno, tuo,
Riccardo
Aggiungi commento
Commenti