Milano. 1 giugno
Nella mia memoria ho pochissime fotografie in cui sei presente, rare occasioni per costruire ricordi. Questa mancanza è strana, mi crea disagio: ne sono invaso eppure mi sento vuoto. Allora chiudo gli occhi, disegno i tuoi colori e creo tutto il resto. Certo, non riesce a bastarmi, ma fingo che sia così.
È come se avessi riacceso in me tutti i sensi e, dal momento in cui sei tornata a casa quella sera, scorressero dentro e sopra il mio corpo come acqua salata, bruciando su ogni ferita.
Mi piacerebbe dare un nome a tutto questo, modellarlo per poterlo tenere tra le mani, studiarlo fino a comprenderlo. Infine donartelo, affinché non sia più solo mio: guancia a guancia in una sola conchiglia, per ascoltare lo stesso mare.
Magari tuo,
R
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